
Il Nepal sta attraversando un periodo di tensioni crescenti e conflitti sociali, con manifestazioni che si intensificano in risposta alla richiesta di ripristino della monarchia, a distanza di oltre un decennio dalla sua abolizione. Le recenti proteste, culminate in scontri violenti tra manifestanti e forze di polizia, hanno provocato la morte di almeno due persone e numerosi feriti. Questo articolo analizza le cause e le dinamiche di queste manifestazioni, mettendo in luce il contesto politico e sociale del paese himalayano.
Le manifestazioni filo-monarchiche
Negli ultimi mesi, il dibattito sulla forma di governo del Nepal ha riacceso le passioni. Gruppi di sostenitori dell’ex re Gyanendra Shah si sono mobilitati per chiedere il ripristino della monarchia, sostenendo che il sistema repubblicano attuale ha fallito nel garantire stabilità e progresso al paese. Durante una manifestazione a Kathmandu, programmata come pacifica, la situazione è degenerata quando alcuni partecipanti hanno attaccato una barricata della polizia a bordo di un veicolo. Questo attacco ha innescato una risposta violenta da parte delle forze dell’ordine, che hanno utilizzato lacrimogeni e cannoni ad acqua per disperdere la folla.
La reazione del governo
Di fronte agli scontri, il governo nepalese ha imposto un coprifuoco in alcune aree di Kathmandu per cercare di contenere la violenza. Il ministero dell’Interno ha confermato la morte di un manifestante in ospedale e un altro ucciso in circostanze tragiche durante le manifestazioni. Le autorità hanno dichiarato che la sicurezza pubblica è una priorità e che tutte le misure necessarie saranno adottate per mantenere l’ordine.
Le contromanifestazioni
Dall’altra parte della capitale, si sono svolte anche contro-manifestazioni organizzate da sostenitori della repubblica, composti da membri di partiti di opposizione, tra cui i maoisti, che avevano guidato una guerra civile contro la monarchia dal 1996 al 2006. Questi gruppi hanno espresso la loro determinazione a difendere il sistema repubblicano, sottolineando che tornare a un governo monarchico sarebbe un passo indietro per il paese. Ram Kumar Shrestha, un leader maoista, ha affermato: “È impossibile che la monarchia torni. È ridicolo anche solo pensare che qualcosa che è già morto e cremato possa tornare in vita”.
Un contesto di insoddisfazione
Le radici delle attuali manifestazioni affondano in un contesto di insoddisfazione generale verso i partiti politici e le istituzioni governative. Negli ultimi anni, il Nepal ha affrontato sfide significative, tra cui:
- Crescita economica stagnante
- Corruzione endemica
- Risposta inadeguata a crisi come il terremoto del 2015
I lealisti monarchici sostengono che il ritorno della monarchia potrebbe rappresentare una soluzione a questi problemi, con richieste esplicite di reintegrare Gyanendra come re e ripristinare l’induismo come religione di Stato. Rajendra Bahadur Khati, un partecipante alle manifestazioni filo-monarchiche, ha dichiarato: “Abbiamo bisogno che il Paese torni alla monarchia e che torni il re, perché i partiti politici e il sistema hanno fallito nel Paese. Quando la fonte è così inquinata, l’intero sistema è diventato marcio”.
Le risposte della popolazione e il futuro politico
Nonostante l’aumento del sostegno per il ripristino della monarchia, gli esperti avvertono che Gyanendra ha poche possibilità di tornare al potere nel breve termine. La maggioranza della popolazione nepalese, soprattutto tra le generazioni più giovani, ha vissuto solo la fase repubblicana e non ha un legame emotivo con la monarchia. Tuttavia, la crescente insoddisfazione può continuare a alimentare tensioni e divisioni all’interno della società .
Le manifestazioni di questi giorni rendono evidente la fragilità della stabilità politica in Nepal e la necessità di un dialogo inclusivo tra le diverse fazioni politiche e sociali. Con l’approssimarsi delle elezioni e un panorama politico in continua evoluzione, è fondamentale che il governo risponda alle preoccupazioni dei cittadini per evitare ulteriori escalation di violenza e conflitti.